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A CHI SI RIVOLGE IL PROGETTO:
Donne in gravidanza, mamme, papà e chiunque si prenda cura di un bambino.
(Massimo 8 partecipanti per edizione)
MOTIVAZIONI DEL PROGETTO:
Parlare di svezzamento è parlare di salute. Significa infatti parlare dell’alimentazione dei nostri bambini nei primi 1000 giorni di vita, cioè fino al compimento del secondo anno di età. Significa riflettere su come e con cosa scegliamo di alimentare i nostri bambini, ben consapevoli del ruolo che questa scelta ha nel determinare la loro salute futura, il loro sviluppo fisico, neurologico, motorio e cognitivo.
È anche parlare di allattamento, ribadendone e chiarendone modi, ruolo e durata.
E infine è anche parlare dell’alimentazione dell’intera famiglia, pensando al ruolo che questa ha nella prevenzione e a volte nella cura delle malattie. Ciò che mangiamo contribuisce ad aumentare o a diminuire la capacità reattiva del nostro corpo, favorisce o ostacola la sua capacità di far fronte ad eventi avversi.
Possiamo quindi affermare che la riflessione sullo svezzamento è occasione di un più ampio e incisivo intervento di promozione della salute della comunità.
Diventare genitori, come momento di cambiamento, apertura e disponibilità al confronto, è senz’altro il momento ideale, soprattutto per la donna e madre, per fermarsi a rivedere il rapporto con l’ambiente, dal quale si traggono i nutrimenti. Ogni genitore vuole fare il meglio per i propri figli ed è quindi più sensibile al cambiamento.
Consideriamo inoltre l’attuale condizione di “malnutrizione”: mangiamo troppo, introducendo in realtà poco, a causa della manipolazione dei cibi, in maniera sbilanciata (troppe proteine e grassi) e in condizioni inadatte a causa del nostro frenetico ritmo di vita.
È evidente quanto sia stretta la relazione con la promozione dell’allattamento al seno. Diversi studi evidenziano un rapporto proporzionale tra svezzamento precoce e durata complessiva dell’allattamento.
L’OMS invita all’allattamento esclusivo fino ai 6 mesi, integrato poi da cibi solidi anche fino ai 2 anni di vita.
Il latte materno deve rimanere la fonte primaria di nutrienti per tutto il primo anno di vita. La prospettiva, dunque, è ribaltata rispetto al sentire comune: non è l’allattamento che deve completare l’alimentazione solida, ma l’alimentazione solida che deve completare l’allattamento. Come scrive Jack Newman: “L’allattamento materno non dovrebbe essere sacrificato sull’altare dell’ignoranza”.
Svezzare, quindi, non sarà più togliere un vizio, far uscire da un’abitudine, quella del seno. Il termine di per sé rimanda ad un’azione che veniva compiuta in precedenza e che non era, o non è più, positiva e in questo inganna, ci porta a pensare che l’alimentazione al seno non sia più positiva o necessaria e vada sostituita con altro. Possiamo meglio parlare di alimentazione complementare, dove il latte materno rimane in primo piano e gli alimenti solidi si affiancano ad esso con gradualità.
Il momento dello svezzamento, quando avviene nei tempi e coi modi giusti, segnala una crescita importante del bambino che, dopo aver manifestato per alcuni mesi la curiosità verso il cibo, ora può cominciare a mangiarlo, può cioè cominciare a riconoscersi come individuo separato dalla madre, andare incontro alla realtà del mondo esterno a lui e prepararsi ad amarlo. Ciò spiega la forte connotazione affettiva del cibo e la sua forte valenza relazionale.
DURATA DEL PROGETTO:
Due incontri della durata di due ore, dalle 10.30 alle 12.30, cadenza settimanale.
COSTO DEL PROGETTO:
Soci 25 euro
Non soci 30 euro